Spesso mi chiedono: tu da che parte stai?
Preferisco non schierarmi perché non amo i conflitti, le divisioni.
Se proprio devo farlo rispondo che sto dalla parte del più debole, dalla parte della giustizia che obbedisce alle leggi cosmiche, dalla parte della bellezza naturale, dalla parte dell’armonia, dalla parte del povero e dell’emarginato.
Sto dalla parte di chi soffre, dalla parte di coloro che gridano, perché nessuno li ascolta e dalla parte di coloro che restano in silenzio perché hanno maturato la convinzione che tanto a nessuno interessa quello che provano.
Sto dalla parte di chi viene messo nella condizione di soffrire da chi ha più potere e più forza.
Sto dalla parte di coloro che ogni giorno compiono ciò che credono giusto, non per paura della legge, semplicemente perché la legge divina è scritta nei loro cuori ed i loro gesti possono solo essere di giusta azione.
Sto dalla parte di chi è violentato sessualmente perché ognuno ha il diritto di vivere liberamente la propria sessualità nel profondo rispetto di se e degli altri.
Sto dalla parte di chi è violentato psichicamente, nessuno dovrebbe permettersi di usare tecniche subdole per ottenere consensi e sottomissioni “volontarie”.
Sto dalla parte di chi è violentato con medicinali, poiché il corpo di ogni individuo è un luogo inviolabile, SACRO e in nessun modo dovrebbe essere invaso.
Sto dalla parte di coloro che apprezzano fiori, alberi, animali, montagne, fiumi, vento, sole, luna, cielo, terra, non perché così possono sfruttarli meglio ma perché il loro essere profondo scorge in essi la bellezza e l’armonia.
Sto dalla parte del povero perché per lui la povertà non debba essere un dovere. La povertà può essere solo un diritto: nessuno può imporre la condizione di povertà a qualche altro, casomai la povertà può essere una scelta, una via. Vedi San Francesco.
Sto dalla parte dell’emarginato, di colui che non conta perché non è produttivo: i bambini, i giovani e gli anziani.
Dalla parte dei bambini e giovani che ogni giorno vengono abusati da un sistema coercitivo e invasivo che spesso toglie la gioia di vivere e il piacere di esprimere capacità e talenti. Se fossero rispettati diventerebbero individui forti tirando fuori tutte le qualità e talenti di cui sono portatori, anziché essere schiavi di un sistema che premia il più servile.
Dalla parte degli anziani. Abbiamo dimenticato che rappresentano il nostro patrimonio di conoscenze e saggezza, alla quale attingere quando la via si fa buia.
Sto dalla parte dei ricercatori che sono affamati di LUCE…
Moreno